comunicati stampa

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15 luglio 2016

BANLIEUE GIUDIZIARIA

 

Il 31 maggio scorso il Governo ha approvato il primo decreto attuativo della legge delega di riforma della magistratura onoraria (d.lgs. 92/2016), istituendo la sezione autonoma dei consigli giudiziari per i magistrati onorari, che avrà compiti delicatissimi: giudicare in sede disciplinare i magistrati onorari, valutare la loro idoneità alla conferma, esprimere pareri sull’organizzazione degli uffici. La sezione autonoma dovrà anche tutelare le condizioni di lavoro dei magistrati onorari, dal momento che la loro retribuzione, in parte, sarà liquidata in base agli obiettivi raggiunti, fissati dai capi degli uffici e comunicati ad essa.

La delicatezza dei compiti affidati alla sezione autonoma è stata del tutto trascurata dal “Governo del fare”, che ha fissato le elezioni alla data del 24/25 luglio prossimo, non solo costringendo la categoria a organizzarsi in pochissimo tempo per le candidature, ma imponendo anche ai consigli giudiziari l’organizzazione delle procedure di elezione in un tempo brevissimo. Le incertezze sulle regole delle elezioni sono perdurate fino al 13 luglio scorso, quando il CSM ha approvato una delibera per risolvere le molteplici problematiche applicative e interpretative della normativa (essendo molte liste ormai depositate in base a indicazioni magari diverse date dai consigli giudiziari).

Di per sé la data delle elezioni sembra stabilita per scoraggiare la partecipazione al voto di una categoria che già aveva maturato disaffezione dopo essere stata invitata dal Governo a guardarsi intorno per cercare un altro lavoro. Non basta. I magistrati onorari apprendono in queste ore che, se non hanno la fortuna di prestare servizio nei capoluoghi sede di corte d’appello o nelle pochissime sedi indicate come uffici elettorali, dovrebbero percorrere oltre cento chilometri per votare chi dovrà valutarli e tutelarli. Per esempio in Emilia Romagna si voterà solo a Bologna (i colleghi di Piacenza, per andare a votare, dovrebbero percorre circa 150 km). 120 km sono la distanza tra i colleghi in servizio a Massa e Verona, e il loro diritto di voto (concesso, rispettivamente, a Genova e a Venezia). Pregiudicati da regole che, per lo più, non sono state applicate ai magistrati di ruolo (i quali, alle ultime elezioni, hanno votato presso le proprie sedi), i magistrati in servizio presso le sedi “sfortunate” (con problematiche organizzative di per sé in genere molto più complesse), saranno così esclusi dalla rappresentanza, emarginati definitivamente nella periferia giudiziaria. Inaccettabile, inoltre, è che la legge non abbia previsto la partecipazione dei magistrati onorari agli uffici elettorali (soluzione, che, per altro, avrebbe consentito l’operatività di un maggiore numero di seggi dove votare).

Si tratta dell’ennesima nefasta conseguenza dell’operare sbrigativo del Governo, che, lo ricordiamo, ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il d. lgs. 92/2016 dopo le 23 del 31 maggio, a meno di un’ora dal termine di decadenza di tutti i magistrati onorari (il decreto, infatti ha stabilito anche la loro proroga).

Il Movimento Sei Luglio rivolge, perciò, un appello al CSM, perché disponga la costituzione di uffici elettorali che consentano l’esercizio effettivo del voto a tutti i magistrati onorari.

 

 

 

 

1 maggio 2016

I MAGGIO

I magistrati onorari non hanno nulla da festeggiare

Il 28 aprile è stata approvata la legge con cui il Governo delega se stesso a riformare la magistratura onoraria (con 214 voti favorevoli e 108 contrari). Per il PD ha espresso dichiarazione di voto finale il deputato Andrea Balzoli, che ha annunciato il voto del proprio gruppo non solo favorevole, ma perfino «convinto». Così convinto che sono stati presentati ben otto ordini del giorno da parte dello stesso PD. Su “dettagli”, come quello del deputato Carrescia, che impegnava il Governo ad adottare norme «volte ad assicurare tutte le garanzie costituzionali e di piena conformità agli indirizzi comunitari relativi alla magistratura onoraria» (ritirato – sarebbe stato imbarazzante per il Governo esprimere un parere contrario). O su altri dettagli, come quello presentato dallo stesso relatore del ddl, deputato Giuseppe Guerini, che, pur negando in Aula la necessità («per ragioni tecniche o di opportunità») di emendare il ddl e dando parere negativo a tutti gli emendamenti presentati, prende atto della potenziale ingerenza del potere esecutivo sul potere giudiziario (come per altro denunciato proprio dal Movimento Sei Luglio), e impegna il Governo a reperire le risorse economiche idonee ad assicurare ai magistrati onorari una retribuzione che sia costante e non soggetta a riduzioni imprevedibili (approvato).  

Il Governo ha messo così tanta fretta alla Camera di approvare il suo ddl, con la scusa del termine di scadenza della magistratura onoraria previsto il 31 maggio (scusa definita dalle opposizioni «ricatto»), che ha indotto in errore perfino i deputati del PD: presidente della Commissione Giustizia e relatore del ddl, infatti, hanno presentato a loro volta un ordine del giorno che impegna il Governo a emanare «quanto più tempestivamente possibile» i decreti legislativi per evitare che «moltissimi» magistrati onorari scadano. Il Movimento Sei Luglio ricorda alla deputata Ferranti e al deputato Guerini che il 31 maggio, in caso di mancata emanazione dei decreti legislativi, scadrebbero tutti i magistrati onorari, non «moltissimi» di loro (offre la propria consulenza sulla disciplina della magistratura onoraria se fosse necessario da qui al 31 maggio). I decreti legislativi sono dati per già pronti, ma ad ogni modo il Governo non potrebbe non prorogare i magistrati onorari oltre il 31 maggio.

Il ministro Orlando ha commentato con entusiasmo l’approvazione della legge delega che disattende i suoi stessi auspici del 2010 (quando, essendo all’opposizione, chiedeva fermamente al Governo di stabilizzare i magistrati onorari). Oggi ammette che «la metà dell'insieme dei processi passano di fronte alla magistratura onoraria» (vero). Per il resto vanta «una prospettiva di miglior tutela dal punto di vista previdenziale a questi magistrati che erano in una condizione di superprecarietà». Il Movimento Sei Luglio, in realtà, ricorda che il Governo ha delegato se stesso a regolare un regime previdenziale e assistenziale «senza oneri per la finanza pubblica», «mediante misure incidenti sull'indennità». Stante l’ultimo taglio previsto dalla legge di Stabilità sui fondi destinati alla magistratura onoraria (di almeno 14 milioni di euro nel prossimo biennio), il Movimento Sei Luglio non riesce a vedere la migliore prospettiva indicata dal ministro. Inoltre il Governo ha delegato se stesso a trasformare tutti i magistrati onorari in lavoratori (precari) a tempo parziale, con la conseguenza che «moltissimi» (questa volta sì) di loro, stanno per diventare semidisoccupati senza neanche la cassa integrazione.

La verità è che la legge delega approvata dalla Camera calpesta diritti fondamentali, spreca professionalità ed esperienza, ignora rispetto e sensibilità per la persona. Peggiora la qualità della giustizia. Agli interventi delle opposizioni, infatti, il sottosegretario Ferri e il Sottosegretario Migliore (presenti in Aula al momento delle votazioni) non hanno potuto replicare, salvo dire – il sottosegretario Ferri -, che, stante l’onorarietà, la disciplina non può essere diversa (ignorando che, di fatto, da vent’anni, si tratta di un lavoro, e non di funzioni onorarie).

Il Governo che subentrerà dovrà rimediare ai danni e per questo il Movimento Sei Luglio continuerà a interloquire con i partiti che hanno recepito, invece, le sue proposte di emendamento e hanno dichiarato voto contrario al ddl. Nella campagna per le elezioni amministrative, chiederà conto ai candidati sindaci di quale sicurezza e legalità possano assicurare se a livello nazionale il Governo precarizza ancora di più i magistrati che amministrano la giustizia che tocca più da vicino i cittadini (a partire dai reati che turbano la sicurezza urbana). Scriverà al Presidente della Repubblica, rivolgendogli un appello anche in qualità di Presidente del CSM, in quanto tale, Supremo Garante della legalità e del corretto funzionamento delle Istituzioni del Paese, per ricordare che l’attuale disciplina continua a privare dell’assistenza per malattia il giudice onorario Giulio Calogero, precario presso il Tribunale di Napoli da 18 anni, che è in terapia oncologica. Continuerà la battaglia giudiziaria fino a quando non otterrà giustizia dai giudici europei (dalla Corte di Giustizia Europea alla Corte dei Diritti dell’Uomo). Inoltrerà alla Cepej la lettera annunciata per smentire i dati forniti dall’Italia e confluiti nel rapporto del 2014, e fare emergere i dati quantitativi della giustizia amministrata dai magistrati onorari (assimilata, nei dati statistici, a quella amministrata dai magistrati di carriera, che così appaiono, erroneamente, come i più produttivi d’Europa).

 

 

31 marzo 2016

 

RIFORMA DELLA MAGISTRATURA ONORARIA

Il Governo non rispetta le prerogative del Parlamento

 

Il DDL di riforma della magistratura onoraria è appena approdato alla Camera, ma il Governo (che non ha saputo replicare a tutte le critiche motivate formulate in Senato dalle opposizioni e da parte dei parlamentari della maggioranza), preme perché sia approvato senza modifiche, in quanto non vi sarebbe il tempo per una nuova lettura da parte del Senato. Motivo: il 31 maggio scade il termine di proroga dei giudici onorari di tribunale, dei vice procuratori onorari e dei giudici di pace. L’avvertimento del Governo costituisce un’indebita pressione, in quanto è nella sua possibilità prorogare i magistrati onorari attraverso la decretazione d’urgenza. A differenza del passato, infatti, in occasione della Legge Stabilità 2016, è stato previsto un termine breve di proroga, proprio per sottrarre il ddl al compiuto esame del Parlamento.  Sostenendo che se il ddl non sarà approvato in tempo tutti i magistrati onorari decadranno, in realtà il Governo non indica una condizione obiettiva, ma pone una condizione dipendente dalla propria esclusiva volontà.

Il Movimento Sei Luglio ha trasmesso alla Commissione Giustizia il proprio j’accuse nei confronti del Governo, denunciando, articolo per articolo, le ulteriori violazioni della Costituzione e del diritto europeo in cui incorrerebbe l’Italia in caso di mancata modifica del disegno di legge, e rilevando l’erroneità dei dati comunicati alla Cepej nel 2012 sulla magistratura onoraria (i dati sbagliati hanno falsato la valutazione della Cepej e celato l’abuso in corso in danno dei magistrati onorari, come dimostrerà il Movimento Sei Luglio comunicandolo anche alla Commissione Europea che ha già aperto la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia). Per altro la Camera si accinge a votare la riforma della magistratura onoraria proprio mentre è scoppiato lo scandalo  della Tangentopoli fiscale, che ha dimostrato la debolezza dell’impianto onorario (per finta) della giurisdizione.

Tuttavia i rilievi non sono finiti. Il Movimento Sei Luglio, infatti, richiama la Commissione Giustizia, che inizia oggi l’esame del DDL, su ulteriori gravi patologie del testo. A partire dalla norma che attribuisce ai giudici di pace la competenza per il reato di minacce “gravi” e a mano armata, che d’ora in poi, di conseguenza, sarà punito solo con la multa (salvo che le minacce non costituiscano il reato di rapina, estorsione e violenza privata). Con il seguente paradosso: d’ora in poi chi porterà con sé illegittimamente un coltello (contravvenzione punita con arresto e ammenda), sarà punito con la pena detentiva se non lo usi, mentre sarà punito solo con la multa se lo usi per commettere una minaccia (in quanto il reato di minaccia è un delitto, ed essendo in astratto più grave della contravvenzione, si applicherebbe ad entrambi i reati la pena del delitto, sebbene in concreto più mite). La minaccia commessa con arma da fuoco da parte di chi la detenga legittimamente, sarà punita d’ora in poi solo con la multa. La casistica è ampia, soprattutto nei fatti di litigiosità occasionale, che non sono motivati da intenzione di profitto: litigi tra automobilisti, vicini di casa, familiari…. Ma il reato ricorre anche nei casi di ritorsione. Il paradosso è che la tutela è recessiva proprio in danno dei molti magistrati onorari impegnati in processi penali delicati nei tribunali, esposti sovente, dopo avere pronunciato sentenza di condanna, a minacce ritorsive gravi da parte degli imputati (sono noti i casi recenti di un PM onorario che si è ritrovato la testa mozzata di un cane in auto, di un PM onorario a cui sono state tagliate le gomme dell’auto, di un giudice onorario a cui è stata crivellata a colpi di pistola la portiera dell’auto).

Non basta. Il DDL, infatti, ha ampliato la competenza esclusiva dell’Ufficio del Giudice di Pace, in cui dovrebbero confluire tutti i GOT (giudici onorari attualmente in servizio presso i tribunali con le medesime competenze dei giudici di ruolo). Per carenza di fondi, tuttavia, il DDL prevede che i GOT saranno impiegati nell’Ufficio del Giudice di Pace solo al quinto anno dopo l’entrata in vigore dei decreti attuativi (infatti i GOT sono retribuiti appena con un’indennità a udienza, mentre i Giudici di Pace sono retribuiti a cottimo, con un’indennità per ogni provvedimento emesso, oltre a guadagnare un’indennità per le udienze e un fisso mensile). Tuttavia il DDL prevede che gran parte del contenzioso di cui si occupano attualmente i GOT (tra cui il 100 per cento delle esecuzioni mobiliari, senza limiti di valore), d’ora in poi sarà attribuito al Giudice di Pace. La ricaduta per i GOT è gravissima: all’indomani dell’approvazione del DDL, infatti, per quattro anni, essi saranno sottoccupati (disoccupati i GOT impiegati esclusivamente nelle esecuzioni mobiliari). Oltre che sottopagati.

Il Governo deve anche dare conto del taglio dei fondi per la magistratura onoraria deciso con la Legge Stabilità 2016 (almeno 14 milioni di euro nel prossimo biennio). Per rassicurare i magistrati onorari la misura era stata motivata sostenendo che il taglio rispecchiava la diminuzione del costo dei giudici di pace nell’ultimo periodo. Se il DDL attribuisce al Giudice di pace un’enorme parte di contenzioso attualmente di competenza dei Tribunali (con conseguente aumento del costo dei giudici di pace), deve spiegare come intenda retribuire i magistrati onorari nel prossimo biennio.

Dopo aver fatto del processo civile telematico il vessillo della politica giudiziaria (e avere formato i GOT specializzati nelle esecuzioni mobiliari alla gestione digitale dei processi civili), il Governo deve inoltre rendere conto del fatto che i giudici di pace sono ancora esclusi dai processi telematici.

Il Sei Luglio invita perciò la Commissione Giustizia della Camera ad esaminare attentamente il disegno di legge e gli argomenti offerti dal Movimento, e ad affermare la sovranità del Parlamento senza esitazioni.

15 marzo 2016

RAPPORTO CEPEJ 2014 SULL’ITALIA:

I DATI FORNITI DAL GOVERNO ERANO SBAGLIATI

 

Il Movimento Sei Luglio invita il Governo a rettificare i dati comunicati alla Cepej e recepiti nel rapporto sullo stato della giustizia in Europa del 2014, cogliendo l’occasione della 19^ riunione del gruppo di lavoro Cepej sulla qualità della giustizia che si sta tenendo a Strasburgo (15 e 16 marzo).

La Cepej, infatti, nel 2012, trasmetteva dei quesiti per indagare il numero dei giudici in servizio nelle varie categorie in ogni Paese europeo: 1) “professional”, a tempo parziale e a tempo pieno; 2) “professional” occasionali (possibilmente indicando a quanti giudici a tempo pieno corrispondessero; 3) “non professional”. Nel rapporto si dà atto che i giudici “professional”, appartenenti alla prima categoria, oltre ad avere una formazione giuridica, svolgono le funzioni di magistrato a titolo principale. I giudici non professional, invece, non hanno formazione giuridica, salvo in alcuni Paesi, in cui sono impiegati, comunque, in modo occasionale. L’Italia ha fornito dati quantitativi erronei, così sottraendosi a una valutazione fedele. Infatti traduceva “professional” con “professionali”, solo perché i magistrati onorari non svolgono (rectius, non dovrebbero svolgere) le funzioni giudiziarie per professione e perché non sono “retribuiti”, ma “indennizzati”. I giudici onorari di tribunale e i giudici di pace, in base ai quesiti, invece, avrebbero dovuto essere indicati come giudici a tempo pieno e a tempo parziale  (salvo quelli effettivamente occasionali). L’Italia, invece, ha compreso nella prima categoria solo i giudici ordinari di ruolo, ha negato di avere giudici “professional” occasionali, e ha indicato di avere 3275 giudici “non professional”. Si ignora a quali figure corrispondano i giudici “non professional” indicati dall’Italia, dal momento che, all’epoca dei quesiti, comunque, le unità dei giudici definiti onorari in servizio in Italia erano di gran lunga in quantità superiore: ai giudici onorari di tribunale e ai giudici di pace – in tutto 4690 -, andavano aggiunti, per il 2012 (anno a cui si riferivano i quesiti) i giudici onorari presso i Tribunali dei Minorenni, i Tribunali di Sorveglianza e le Commissioni Tributarie. In questo modo sono risultati falsati, per l’Italia, non solo i dati relativi alla produttività dei giudici e al numero di giudici “professional” in servizio ogni 100 mila abitanti, ma anche i dati relativi alla retribuzione, che era uno dei parametri fondamentali della valutazione della Cepej.

Quanto ai PM onorari (vice procuratori onorari), ricorreva analogo equivoco, in quanto nel rapporto essi sono indicati come pubblici ministeri “non professional” (caso definito dalla Cepej, per altro, del tutto particolare). Come per i giudici, è risultata falsata la valutazione della Cepej, che indagava l’equità del giudizio anche attraverso il parametro dell’indipendenza dei magistrati, valutata, tra l’altro, in base alla retribuzione (in un sistema accusatorio come quello italiano, infatti, l’equità del giudizio dipende a maggior ragione anche dall’indipendenza del pubblico ministero). Lo dimostra la Raccomandazione sui giudici adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 17 novembre del 2010. Infatti nel memorandum esplicativo è precisato che essa si applica non solo ai giudici (a tutti, salvo le raccomandazioni riservate ai giudici “professional”), ma anche ai pubblici ministeri, nei Paesi in cui l’organo dell’accusa sia indipendente dall’esecutivo (come in Italia). Ne consegue che le misure relative alla retribuzione - idonee a garantire un giudizio equo -, si applicano anche ai PM c.d. onorari in quanto  “professional” (sia perché hanno formazione giuridica, sia perché, comunque, a voler assecondare la traduzione italiana, l’esercizio delle funzioni giudiziarie è, di fatto, la loro professione, in quanto essi traggono il loro reddito da essa).

L’analisi del rapporto Cepej dimostra che, con la disciplina attuale della magistratura onoraria, l’Italia è fuori dall’Europa, e che non ci rientrerà nemmeno con il disegno di legge di riforma della magistratura onoraria approvato in Senato il 10 marzo scorso, nonostante le critiche radicali mosse – proprio sull’aspetto dell’indipendenza - non solo da tutti i gruppi dell’opposizione, ma anche da gruppi della maggioranza, a cui il Governo non ha saputo replicare.

 

Il "Comitato Cittadini e Giustizia" chiede la stabilizzazione dei magistrati onorari

 

Il nostro Comitato si pone l’ambizioso obiettivo di avere in Italia una giustizia degna di questo nome. Una giustizia pubblica, con magistrati indipendenti, personale qualificato, procedure snelle che stiano al passo coi tempi, ma che non contraggano i diritti dei cittadini. Per tale motivo seguiamo con particolare interesse tutte le riforme che vengono portate avanti dal Governo e dal Parlamento.

Quando abbiamo letto il disegno legge n. 1738, che intende legiferare sulla magistratura onoraria, ci siamo subito chiesti tre cose:

1) Perché mai lo Stato Italiano si è avvalso per quasi 20 anni di personale precario al quale ha negato tutti i diritti di base (maternità, previdenza, malattia, ferie, tredicesima etc), ma al quale ha chiesto, di fatto, di lavorare a tempo pieno con tutte le proroghe del caso?

2) Perché mai lo Stato Italiano, che è in affanno con un arretrato spaventoso, preferisce rinunciare a personale altamente qualificato che, con tutto il rispetto, si è formato negli anni anche a spese nostre, per fare posto a nuove leve che, sempre con tutto il rispetto, non saranno operative da subito e nemmeno nel breve periodo?

3) Perché mai lo Stato Italiano, quando arriva finalmente a legiferare sull'argomento, anziché stabilizzare queste persone e metterle in condizioni di lavorare serenamente, nell'interesse della collettività tutta, gli dice in sostanza di cercarsi un altro lavoro?

E’, per noi, una contraddizione in termini. Nessuna impresa privata manderebbe a casa personale altamente qualificato, su cui ha investito in formazione, specie in un momento in cui c’è un assoluto bisogno di personale capace per smaltire un sacco di lavoro. Chiunque abbia gestito una impresa, o anche un solo dipendente, sa quanto sia dispendioso formare, istruire e mettere a “regime” le nuove leve. La formazione è un costo per l’impresa, visto che nessun apprendista è in grado di essere produttivo da subito. Anzi, spesso, un apprendista è persino un intralcio, almeno all'inizio.

Seguendo la discussione in aula una sorta di risposta alle nostre domande è stata che, per diventare magistrati, bisogna fare un pubblico concorso, mentre il magistrato onorario può solo lavorare saltuariamente. A noi non sembra reggere tale discorso: i magistrati onorari in Italia hanno lavorato a tempo pieno e, in ogni caso, gli insegnati precari sono stati stabilizzati negli anni anche senza passare dal concorso. Se però serve il concorso pubblico, che si faccia, ma alla svelta. Noi "quaggiù" non possiamo continuare a pagare i dissesti della giustizia, subire ritardi clamorosi e nemmeno entrare in complesse questioni sindacali e persino Costituzionali. Noi badiamo alla sostanza. C’è arretrato nel civile? Si, moltissimo. C’è arretrato nel penale? Si, moltissimo. Bene: ci sono solo due modi per smaltire questo arretrato:

a) investire in efficienza e personale, darsi "una mossa", premiare i lavoratori capaci, dare merito a chi lo merita, semplificare la burocrazia, prevenire le cause temerarie, semplificare leggi scritte in modo incomprensibile e contraddittorio, modernizzare le strutture.

b) oppure,  bruciare tutti i fascicoli.

Siccome bruciare i fascicoli non si può, noi proprio non capiamo la scelta di non stabilizzare quei giudici che da anni lavorano come precari, ma hanno acquisto competenze che nessun tirocinante può eguagliare. Se per gli insegnanti è stata predisposta l'abilitazione, che si faccia lo stesso per questi lavoratori.

Ed infine l’ultima cosa che proprio non ci piace del DDL 1738 è la delega in bianco al Governo per stabilire i compensi di questi giudici: una parte fissa ed una parte variabile. Viceversa noi vogliamo giudici pagati il giusto, senza eccessi, ma con uno stipendio fisso. Per noi lo stipendio fisso è garanzia di terzietà ed indipendenza. E’ più che evidente che solo attraverso una stabilità economica un giudice può essere sereno nell'esercizio delle sue funzioni. A meno che l'obiettivo sia quello di contrarre sempre di più i diritti dei cittadini che stanno aspettando una sentenza, cosa che - per altro - ci pare stia succedendo ad esempio con norme che hanno alzato i costi di accesso alla giustizia col rischio di negare la possibilità per molti di vedersi riconosciuto un diritto.

22 gennaio 2016

 

IL CSM RIDÀ IL BENSERVITO AI MAGISTRATI ONORARI

 

Dopo che il Plenum, nel dicembre scorso, ha respinto il parere sul ddl del Governo di riforma della magistratura onoraria, rinviandolo alla sesta e all’ottava commissione, le commissioni competenti hanno ridato il benservito alla magistratura onoraria in servizio. Ammettendo che, così come attualmente impiegati, i giudici onorari di tribunale, vice procuratori onorari e giudici di pace non sono “onorari”, in quanto non svolgono le funzioni giudiziarie né in modo occasionale, né in misura accessoria rispetto ad altri lavori, né in modo temporaneo, tuttavia, le commissioni esprimono un parere recessivo rispetto al ddl del Governo, ritenendo che una proroga di altri dodici anni costituisca una forma di «eccessiva stabilizzazione». Le commissioni ribadiscono l’inopportunità di impiegare i magistrati onorari attualmente in servizio  nell’ufficio per il processo, in quanto tale impiego costituirebbe una “retrocessione”. Si tratta di conclusione che manifesta totale scollamento rispetto al reale funzionamento degli uffici giudiziari, che necessitano di personale altamente qualificato proprio nelle fasi “esterne” all’attività tipicamente processuale. Un modello organizzativo utile di ufficio per il processo non è la sede di attività meramente rutinaria (tipicamente amministrativa). Perciò, da un punto di vista organizzativo, il parere del CSM è fallimentare. Esso è anche contraddittorio quando, in premessa, descrive il modello ideale di magistratura onoraria (personale altamente qualificato che svolge le funzioni giudiziarie in misura accessoria rispetto all’attività lavorativa da cui trae il proprio reddito). Eppure le commissioni esprimono parere positivo al ddl del Governo che impiega i nuovi magistrati onorari nell’ufficio per il processo, dove essi dovrebbero “formarsi”. È evidente che il ddl del Governo smentisce la premessa del parere.

Il parere, pertanto, disattende criteri di razionalità organizzativa degli uffici e, ove accolto dal plenum e dal Governo, fa andare l’Italia incontro a sicura sanzione da parte della Commissione Europea, che ha già rilevato questioni di incompatibilità della normativa interna con le direttive europee sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro a tempo parziale (citando proprio la sentenza della Corte di Giustizia Europea “Mascolo”, sui precari della scuola – la procedura d’infrazione è ancora in fase precontenziosa). È evidente, infatti, che l’Italia può mettersi al riparo da ogni sanzione, non solo predisponendo una disciplina, per il futuro, che rispetti la normativa europea, ma anche stabilizzando i magistrati onorari nei cui confronti l’abuso è già stato consumato, nell’ufficio per il processo, come previsto dal Movimento Sei Luglio, con tutte le tutele tipiche dei lavoratori.

21 dicembre 2015

 

CORTEO DEI MAGISTRATI ONORARI SICILIANI

 

Questa mattina un corteo di magistrati onorari siciliani ha sfilato a Palermo, dal Teatro Massimo fino alla Prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta dal Vice Prefetto Maria Gargano, che si è impegnata a farsi promotrice delle istanze ricevute, presso il Ministro della Giustizia. Nel corso dell'incontro, durato un'ora, è stato consegnato al Vice Prefetto il documento contenente la proposta di riforma del Movimento Sei Luglio.

Il Movimento ringrazia i colleghi siciliani, prima di tutto i vice procuratori onorari di Palermo, non solo perché hanno promosso l’iniziativa, coinvolgendo i colleghi degli altri distretti dell’isola, ma anche perché, per protesta, hanno rinunciato ai loro compensi per un intero mese, non dando “la disponibilità” a rappresentare il pubblico ministero in udienza dal I al 31 dicembre. In base alla prassi degli uffici di Procura (che impiegano i vice procuratori onorari come pubblici ministeri nell’80 per cento dei processi penali davanti al tribunale e nella totalità dei processi penali davanti al giudice di pace), infatti, i turni di udienza sono stabiliti in base al rinnovo della disponibilità mensile da parte dei vice procuratori onorari, e la copertura del servizio è stata garantita finora dalla “spontanea” disponibilità da parte di tutti. Invero si tratta di un abuso da parte dell’Italia (come rilevato dalla Commissione Europea nell’avviare la nota procedura d’infrazione), perché le competenze attribuite ai PM onorari (che impediscono loro di dedicarsi ad altre professioni per l’impegno richiesto), di fatto ha trasformato l’esercizio delle funzioni c.d. onorarie, nel loro lavoro, e i compensi corrisposti sono diventati la loro unica (o principale), fonte di reddito.  In analoga situazione si trovano i giudici onorari di tribunale e i giudici di pace.

I colleghi siciliani oggi si sono dimostrati l’avanguardia del Movimento Sei Luglio, e a loro va il ringraziamento da parte di tutti i magistrati onorari, perché hanno avuto il coraggio di scandire a voce, con un megafono, e per iscritto, sugli striscioni (per la prima volta con il logo Sei Luglio), la verità: i magistrati onorari sono diventati lavoratori senza diritti. La collega che ha acceso il megafono e ha detto: "Speravamo di non essere costretti ad arrivare a questo", è diventato il simbolo della protesta che il Movimento si impegna a portare avanti. È stato il pensiero ad alta voce che ha preceduto l'inizio del corteo, che esprime il tormento di sacrifici affrontati per anni senza alcun riconoscimento da parte del Governo. Subito dopo la collega ha scandito, uno per uno, i diritti che sono negati, paradossalmente, ai lavoratori chiamati dallo Stato a dare certezza dei diritti ai cittadini: tutele previdenziali e assistenziali, indennità per maternità, ferie, compensi equi.

14 dicembre 2015

 

IL CSM VUOL DARE IL BENSERVITO AI MAGISTRATI ONORARI

 

Dopo sei mesi dalla richiesta del Ministero della Giustizia di esprimere un parere sul disegno di legge di riforma della magistratura onoraria (ddl. S 1738), le commissioni sesta e ottava del Consiglio Superiore della Magistratura hanno provveduto, rimettendo la loro delibera al plenum.

Pur riconoscendo che l’«intervento riformistico» non è sufficiente a risolvere l’inadeguatezza della macchina giudiziaria, le commissioni hanno deliberato parere complessivamente positivo. Pur riconoscendo che i magistrati onorari, finora, sono stati impiegati oltre i limiti dell’onorarietà (a tempo pieno o semipieno), le commissioni propongono una soluzione ancora più irrazionale rispetto a quella prospettata dal Governo: permanenza nell’impiego per soli altri quattro anni per i magistrati onorari in servizio da almeno dodici anni (la maggioranza). Ignorando l’attuale impiego dei magistrati onorari, che, di fatto, ha precorso l’ufficio per il processo (in base alle stesse circolari del Consiglio Superiore della Magistratura), le commissioni hanno deliberato di proporre l’esclusione, per il futuro, dei magistrati onorari attualmente in servizio, dall’ufficio per il processo. Conseguenza: da una parte gli uffici giudiziari verrebbero a perdere una risorsa fondamentale, dall’altra i magistrati onorari si vedrebbero ridurre drasticamente il reddito nel tempo rimanente di permanenza in servizio (dovendo attivarsi immediatamente per cercare un'altra occupazione, con buona pace dell’esercizio sereno delle funzioni giurisdizionali, come, d’altronde, il Ministro li aveva invitati a fare nel settembre 2014, con la formula «vi diamo il tempo per guardarvi intorno»).

Il parere disattende criteri di razionalità organizzativa degli uffici e, ove accolto dal plenum e dal Governo, fa andare l’Italia incontro a sicura sanzione da parte della Commissione Europea, che ha già rilevato questioni di incompatibilità della normativa interna con le direttive europee sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro a tempo parziale (citando proprio la sentenza della Corte di Giustizia Europea “Mascolo”, sui precari della scuola – la procedura d’infrazione è ancora in fase precontenziosa). È evidente, infatti, che l’Italia può mettersi al riparo da ogni sanzione, non solo predisponendo una disciplina, per il futuro, che rispetti la normativa europea, ma anche stabilizzando i magistrati onorari nei cui confronti l’abuso è già stato consumato, nell’ufficio per il processo, come previsto dal Movimento Sei Luglio, con tutte le tutele tipiche dei lavoratori.

Dieci anni fa, il più esperto conoscitore della materia, il Prof. Sergio Chiarloni, scriveva: «Non si può pretendere che giovani magistrati, dopo aver servito a tempo pieno o semi pieno l’amministrazione della giustizia, accettino di buon grado il benservito nel pieno della loro maturità professionale, dopo numerosi anni di servizio magari ancora aumentati dalle proroghe rispetto ai termini di legge».

 

I magistrati onorari non sperano nemmeno che il plenum riformuli il parere rimesso dalle commissioni sesta e ottava, ma s’indignano e continueranno ad adottare tutte le misure utili per affermare i propri diritti e rivendicare una giustizia migliore per i cittadini.

 

 

6 dicembre 2015

NON È PIÙ TEMPO DI ESPEDIENTI (NÉ DI PARADOSSI)

Bisogna inquadrare i magistrati onorari in un ruolo corrispondente alle attuali funzioni.

 

Non è uno stato di diritto il Paese in cui la giustizia viene affidata a magistrati precari.

 

Essere magistrati precari in Italia, significa amministrare la giustizia a tempo pieno o semipieno, senza copertura previdenziale e assistenziale, senza indennità per maternità, senza ferie.

 

Essere magistrati precari in Italia significa lavorare gratis, salvo percepire per alcune attività un gettone giornaliero di presenza (di 98 euro lordi).

 

Essere magistrati precari in Italia significa essere incaricati di amministrare la giustizia ogni anno fino al 31 dicembre successivo, in attesa della proroga stabilita in via d’urgenza in prossimità dello scadere del termine.

 

In Italia i magistrati onorari sono diventati magistrati precari a basso onorario.

Il paradosso è: non avere diritti e da precari dare certezze ai cittadini che li chiedono.

Nei tribunali di tutta Italia, dal 1998, la funzione giudicante e la funzione requirente è svolta in misura significativa da magistrati precari, perché la domanda di giustizia è aumentata. Ai giudici onorari è devoluta la quasi totalità delle esecuzioni mobiliari, ma spesso essi hanno carichi di lavoro pari a quelli dei giudici di ruolo in tutte le materie, in quanto vengono stabilmente utilizzati in sostituzione dei giudici di carriera assenti od insufficienti, depositando, ciascuno, oltre 300 sentenze all’anno, sia in materia penale che in materia civile – in cause del valore di centinaia di migliaia di euro. I giudici onorari sono impiegati anche nelle sezioni lavoro dei tribunali e nel tribunale in composizione collegiale. Non sono retribuiti per scrivere le sentenze (attività che li impegna a tempo straordinario). Le vittime di rapina, stalking, truffa, maltrattamento in famiglia, scippo, infortunio sul lavoro (per citare alcuni tra i reati di maggiore allarme sociale), chiedono e ottengono giustizia perché l’80 per cento dei processi davanti al tribunale è celebrato grazie ai PM onorari.

I giudici di pace (introdotti nel 1995), a loro volta, esercitano la giurisdizione in misura esclusiva come giudici di prossimità nelle materie di loro competenza, esaurendo oltre un milione di cause all’anno, rispettando i tempi di ragionevole durata del processo.

 

L’onorarietà è diventata la foglia di fico per nascondere vergogne come questa: il giudice onorario Giulio Calogero, in servizio presso il Tribunale di Napoli, precario da diciotto anni, da due anni è in cura oncologica, ma quando la malattia gli impone di assentarsi dal lavoro, lo Stato non gli dà un centesimo, lasciandolo solo nel male e nelle relative spese. Dopo il primo intervento chirurgico, non appena in piedi, in barba alle prescrizioni dei medici, è tornato a lavorare per pagare quelle spese e per non essere sostituito da un altro precario.

La precarietà rende assurda l’esistenza di tanti altri magistrati precari come Giulio Calogero, che continuano, nel loro dramma, a riconoscere diritti ai cittadini.

Le pari opportunità non valgono per le donne magistrato onorario che non se la passano meglio: pur dovendosi astenere obbligatoriamente per maternità, a differenza dei lavoratori dipendenti, nei cinque mesi  di assenza dal lavoro non percepiscono niente.

Il prossimo 31 dicembre decadono dal proprio incarico tutti i magistrati onorari in servizio presso il tribunale e tutti i giudici di pace. La loro proroga, infatti, non è stata ancora approvata. Il Governo vuole prorogarli solo fino al maggio 2016 e vuole tagliare i fondi destinati alla loro retribuzione di almeno 14 milioni di euro per il prossimo biennio (la previsione è contenuta nella legge di stabilità in discussione alla Camera). Il Governo vuole renderli ancora più precari con un disegno di legge di riforma (già esaminato dalla Commissione Giustizia al Senato), che prevede la loro proroga per altri dodici anni, salvo imporre loro di cercare un altro lavoro, aumentando indiscriminatamente l’organico, con il risultato di esternalizzare il servizio giustizia (il Ministro della Giustizia Andrea Orlando nel settembre 2014, ha rivolto loro l’invito a incominciare a “guardarsi intorno”, durante un incontro in via Arenula con le sigle di categoria).

Il disegno di legge continua a escludere la tutela previdenziale e assistenziale (salvo disciplinare l’ovvio: previdenza volontaria senza oneri per la finanza pubblica). Il disegno di legge prevede che ogni anno il Ministero della Giustizia fissi, per ogni ufficio giudiziario, i fondi da destinare alla retribuzione dei magistrati onorari, di fatto prevedendo un‘interferenza  - incostituzionale - del potere del governo nel potere giudiziario. Nei tribunali e nelle procure che si vedranno ridurre i fondi, diminuendo di conseguenza l’impiego dei magistrati onorari, sarà indebolita l’azione giudiziaria per i reati che richiedono necessariamente l’impegno dei magistrati di ruolo. Essi, infatti, non potranno farsi sostituire dai magistrati onorari nei processi in cui finora è stato possibile stabilmente. Ne risentiranno, di conseguenza, i processi per corruzione e associazione mafiosa, che richiedono dispiego massimo di mezzi.

Il Governo vuole cottimizzare in futuro i magistrati onorari, prevedendo con il disegno di legge di riforma che il loro compenso sia liquidato in base agli obiettivi fissati dai capi degli uffici, che a loro volta diventeranno manager d’impresa, con l’obbligo contabile di risparmio di spesa.

La Commissione Europea ha già lanciato un avvertimento. In base alle denunce presentate dai magistrati onorari, sussistono questioni di compatibilità della normativa italiana con le direttive europee che disciplinano i diritti dei lavoratori (l’istruttoria della procedura d’infrazione deve iniziare). La Commissione Europea ha citato la sentenza “Mascolo” della Corte di Giustizia Europea (precari della scuola).

Il Governo non ne ha preso ancora atto.

Sei Luglio chiede al Governo di approvare il regime transitorio secondo l’emendamento proposto dal Movimento, che inquadri i magistrati onorari in servizio, già confermati dopo una valutazione, in un ruolo corrispondente alle funzioni svolte finora in base alla legge e alla normativa secondaria formulata dal CSM, stabilizzandoli all’interno dell’ufficio per il processo. La valutazione del lavoro svolto finora è diventata una rivendicazione dei magistrati onorari, e Sei Luglio esprime questa richiesta nella sua proposta di regime transitorio.

Rammenta che la questione perdura dai tempi dell’Assemblea Costituente, quando il deputato Ferdinando Targetti ammise che «l’espediente migliore per facilitare la risoluzione del problema del miglioramento delle condizioni economiche dei magistrati sarebbe stato quello della riduzione del loro numero – specie nei gradi inferiori – sostituendoli con magistrati onorari» (seduta del 31 gennaio 1947). Sono trascorsi quasi 70 anni ed è evidente che non è più tempo di espedienti. Al ruolo dei magistrati di carriera - ai quali sono destinati fondi per un miliardo e mezzo di euro ogni anno -, deve aggiungersi un ruolo, all’interno dell’ufficio per il processo, in cui inquadrare chi ha operato finora in modo precario, riconoscendo un trattamento economico comunque dignitoso e le tutele tipiche dei lavoratori, affinché in ogni grado la giurisdizione sia esercitata in base al dettato costituzionale: con imparzialità e indipendenza.

La proposta del Movimento Sei Luglio è in linea con quanto proponeva l’attuale ministro della giustizia cinque anni fa. Nel 2010, quando il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, Andrea Orlando, all’epoca presidente del “Forum Giustizia” del PD, diramava un comunicato stampa facendo un appello al governo («prima che cada»), perché affrontasse alcune urgenze, tra cui «la stabilizzazione della magistratura onoraria, che superi la precarietà, e dia regole certe a questo fondamentale pezzo della giustizia». A leggere le cronache giudiziarie di questi giorni, che raccontano di tribunali bloccati per l’intero mese di dicembre per il venire meno della disponibilità dei magistrati onorari, si comprende che il cambiamento di rotta del Ministro rischia, invece, di fare perdere definitivamente alla giustizia un pezzo fondamentale.

 

30 novembre 2015

 

PRESIDIO DAVANTI AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Per manifestare che l’onorarietà è diventata una foglia di fico

 

Domani, I dicembre, i magistrati onorari manifesteranno a Roma, in piazza Benedetto Cairoli, nei pressi del ministero della Giustizia, a partire dalle ore 14,45.

Manifesteranno tenendo in mano una foglia di fico mentre al Ministero saranno ricevuti i rappresentanti delle sigle di categoria. Esprimeranno, così, che l’onorarietà è diventata la foglia di fico per coprire le vergogne della maternità obbligatoria senza indennità, della malattia senza indennità, delle tesse senza contributi previdenziali, delle proroghe annuali, della riduzione dei fondi destinati alla loro retribuzione (prevista nella misura di almeno 14 milioni di euro per il prossimo biennio, dalla legge di stabilità in discussione alla Camera).

La Commissione Europea ha già avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia riconoscendo che il servizio svolto dai magistrati onorari è un lavoro mascherato, e rilevando questioni di compatibilità della normativa interna con le direttive europee sul rapporto di lavoro a tempo determinato e a tempo parziale (tra le sentenza della Corte di Giustizia Europea citate, anche la sentenza “Mascolo”, sui precari della scuola). Per fare valere per via giudiziaria ciò che il Governo continua a negare, i magistrati onorari hanno già depositato i primi ricorsi al tribunale del lavoro, a cui seguiranno gli altri a pioggia in tutta Italia.

Lo snaturamento dell’onorarietà delle funzioni emerge lampante rileggendo la definizione data dal deputato Giovanni Leone nel corso dei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente: «è una funzione che si presta non come attività professionale, ma come una partecipazione spontanea che esce dalle normali occupazioni della propria vita». L’assoluta maggioranza dei magistrati onorari, invece, oggi svolge le funzioni a tempo pieno e semipieno, per far fronte alle competenze sempre più onerose devolute dalla legge (i più da oltre dieci anni). La necessità di far fronte alla domanda del servizio giustizia finora è stata soddisfatta, così, non solo a costo della violazione delle garanzie costituzionali tipiche dei lavoratori, ma anche perdendo di vista la stella polare dell’indipendenza e autonomia della magistratura, dal momento che i magistrati onorari sono diventati magistrati precari a basso onorario.

La riforma prevista dal ddl S 1738 di iniziativa governativa (licenziato in Commissione Giustizia al Senato il mese scorso), non supera le criticità attuali, ma le aggrava. Movimento Sei Luglio chiede al Governo, pertanto, di emendare il testo del disegno di legge in conformità alla sua proposta, in linea con il documento approvato il 28 novembre dall’OUA all’esito del Congresso nazionale tenuto a Torino (26-27-28 novembre).    

 

     

21 ottobre 2015

 

PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA

 

La Commissione Europea ha avviato la procedura d’infrazione contro l’Italia, in quanto la normativa interna che nega la natura di attività lavorativa dei magistrati onorari, contrasta con la normativa europea.

La Commissione lo ha comunicato al Dr. Calogero Ingrillì, Vice Procuratore Onorario, che ha presentato il ricorso contro l’Italia. La procedura d’infrazione è iniziata proprio quando il Senato ha approvato il maxiemendamento al ddl c.d. di stabilità, che taglia i fondi delle indennità dei magistrati onorari per un totale di almeno 14 milioni di euro nei prossimi due anni, e stabilisce la proroga di giudici onorari, pm onorari e giudici di pace per soli cinque mesi (il prossimo termine di scadenza per tutti è il 31 dicembre 2015).

L’avvio della procedura d’infrazione deve richiamare alle sue responsabilità il Parlamento, che sta per esaminare il disegno di legge d’iniziativa governativa di riforma della magistratura onoraria. Il Movimento Sei Luglio ha già denunciato diversi profili di illegittimità costituzionale del testo governativo (che in più parti costituisce una delega in bianco e introduce un’interferenza del potere del Governo in quello giurisdizionale). La Commissione, riconoscendo che i magistrati onorari sono lavoratori, travolge le previsioni del disegno di legge del governo, che stabiliscono per i magistrati onorari in servizio (per la maggior parte a tempo pieno da oltre dieci anni), solo una proroga e la facoltà di versare da sé i contributi previdenziali, senza oneri per la finanza pubblica.

 

Sei Luglio chiede al Parlamento di approvare l’emendamento proposto dal Movimento, che stabilizza i magistrati onorari in servizio, già confermati dopo una valutazione, in un ruolo a esaurimento, in quanto si tratta dell’unica soluzione possibile. Ricorda che lo stesso Ministro Orlando, nel 2010, quale presidente del Forum Giustizia del PD, rivolgeva un appello all’allora capo del Governo, affinché stabilizzasse i magistrati onorari. Tale volontà fu cristallizzata anche nel programma elettorale del PD.

Sei Luglio, infine, annuncia che sono stati depositati i primi ricorsi giudiziari individuali, a cui seguirà il deposito da parte dei magistrati onorari di tutta Italia, che si sono organizzati in comitato per condividere le spese del giudizio che li porterà davanti alla Corte di Giustizia.

 

17 ottobre 2015

LEGGE DI INSTABILITÀ DELLA GIUSTIZIA

 

Se il testo del disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato per il 2016, che sarà depositato al Senato, corrisponderà alla bozza del testo diramato dagli organi di stampa, converrà battezzarlo “Legge di instabilità della giustizia”.

L’articolo 43, infatti, nel prevedere le misure rubricate come "di efficientamento” delle spese del Ministero della Giustizia, riduce, con conseguente “inefficientamento” del servizio giustizia, il Fondo per il recupero di efficienza del sistema giudiziario  (di cui all’art. 96 Legge 190/2014), di quattro milioni di euro, e prevede un risparmio nei compensi della magistratura onoraria “non inferiore” a euro 6.650.275 per l'anno 2016 e a euro 7.550.275 a decorrere dall'anno 2017, per un totale di circa euro 14.000.000 nel biennio 2016-2017.

Con questa previsione il Governo conferma la volontà di rendere inefficace il servizio giustizia e di servirsi dello strumento della riforma organica della magistratura onoraria (DDL AS 1738 c.d. Orlando, depositato in Commissione Giustizia al Senato), non per ragioni di sistema ma di cassa.

Il disegno di legge di iniziativa governativa rimette al ministero della Giustizia, tra l’altro, l’individuazione, con frequenza annuale, dell’importo di cui ogni tribunale e ogni procura della Repubblica possa disporre al fine di liquidare i «compensi» dei magistrati onorari, senza specificare in base a quali criteri, facendo sorgere la preoccupazione di possibili strumentalizzazioni al fine di frenare l’attività di singoli uffici in funzione di interessi estranei al buon andamento della pubblica amministrazione (soprattutto in materia penale). Non adotta misure effettive in ordine al trattamento previdenziale, concedendo ai magistrati onorari ciò che in astratto è già nelle loro facoltà (regime volontario di previdenza, salva l’impossibilità in concreto di provvedere per mancanza di capacità economica). Eppure aumenta le competenze dei magistrati onorari (e pretende di voler ricorrere ad una esternalizzazione indiscriminata dell’amministrazione della giustizia).

Il Movimento Sei Luglio è nato in occasione del convegno organizzato dal CSM (che convocò i magistrati onorari per formulare un parere aderente alla realtà degli uffici giudiziari), per promuovere la correzione del disegno di legge attraverso l’emendamento presentato dai senatori Ricchiuti e Ferrara. Se il Parlamento non interverrà, il Movimento continuerà a promuovere il proprio obiettivo (stabilizzazione dei magistrati onorari nelle attuali funzioni e riconoscimento dei diritti dei lavoratori), attraverso altre forme di rivendicazione dei diritti dei magistrati onorari, forte delle pronunce della Corte di Giustizia europea che il Governo continua a ignorare.

Richiamando la Costituzione (articoli 101 e 104), la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo (art. 6), la Raccomandazione sui giudici adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 17 novembre del 2010, che consacrano il principio di indipendenza, imparzialità e terzietà della magistratura (garantito da un trattamento economico equo per chi svolge le funzioni giurisdizionali), il Movimento Sei Luglio chiede alla magistratura associata di prendere posizione. Rinnova l’invito al CSM ad esprimere un parere favorevole all’emendamento presentato dai senatori Ricchiuti e Ferrara, conformemente alla richiesta sottoscritta dall’assoluta maggioranza dei magistrati onorari presenti al convegno del 6 luglio scorso, prendendo atto dello stato di fatto e dell’attuale paradosso: la trasformazione dell’esercizio delle funzioni onorarie in attività lavorativa, a tempo pieno o semipieno, e il conseguente affidamento dell’amministrazione della giustizia a lavoratori privi di ogni tutela.

Rende noto, infine, che al movimento, nato da un coordinamento nazionale della base dei magistrati onorari (anche iscritti, singolarmente, alle varie sigle rappresentative della categoria), hanno aderito ufficialmente, finora, le seguenti sigle: A.N.G.d.P. (Associazione Nazionale Giudici di Pace), A.N.M.O. (Associazione Nazionale Magistrati Onorari), M.O.U. (Magistrati Onorari Uniti).